La Festa della Toscana
30 NOVEMBRE 1786
LA FESTA DELLA TOSCANA
Festa della Toscana del 30 novembre 1786 per celebrare l’abolizione della pena di morte avvenuta ad opera del Granduca Pietro Leopoldo Granduca di Toscana – Arciduca d’Austria – Principe Reale di Ungheria e di Boemia.
Gli studenti delle classi 3^ SIA e 4^ SIA hanno partecipato il giorno 7 dicembre 2016 alla celebrazione della Festa della Toscana organizzata dall’Archivio Storico di Firenze presso la Biblioteca delle Oblate. Le classi hanno assistito a una serie di letture animate, recitate da personaggi in costumi dell'epoca, per rappresentare il Granduca Leopoldo che convince i suoi consiglieri sulla necessità di una riforma della giustizia che preveda l'abolizione della pena di morte e di ogni strumento di tortura al fine di garantire una società civile e moderna, rispettosa dei diritti umani.
Gli studenti hanno poi sviluppato ricerche e approfondimenti nei laboratori di informatica sul tema della pena capitale; hanno individuato tutti gli strumenti di tortura e di morte utilizzati nella storia dei popoli ed individuato i Paesi dove ancora oggi è prevista e viene applicata la pena capitale.
A conclusione del progetto ogni studente ha consegnato un elaborato finale accompagnato da riflessioni personali sulla pena di morte.
L’elaborato allegato è il risultato della selezione di riflessioni e immagini più emblematiche della pena capitale che vuole attirare lo sguardo e l’interesse dei giovani sui temi del diritto alla vita e dei diritti fondamentali dell’uomo.
La festa della Toscana è stata istituita nel 2000 dal Consiglio Regionale per ricordare questo evento straordinario, riconfermando l’impegno per la promozione dei diritti umani, della pace della giustizia.
Con l’istituzione della Festa della Regione Toscana si vuole ricordare la grandiosità dell’atto di civiltà legislativa messo a punto da Pietro Leopoldo, per non cancellare dalla memoria di tutti l’origine del cammino lungo e tortuoso per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che ha visto la Toscana e i suoi governatori del passato svolgere un ruolo da protagonisti e non da comprimari o, più semplicemente, da spettatori; un cammino che continua incessantemente come la Carta dei diritti dell’Unione Europea del 2000 ha sottolineato sentendo la necessità di ribadire, ancora oggi, il diritto di ogni uomo a non essere condannato a morte da latri uomini.
Una festa, quindi, istituita per riproporre un momento saliente della storia moderna e per aggregare i toscani attorno ad una data di grande significato civile, ricordando che per primi al mondo, i loro antenati, hanno visto abolita la pena di morte.
Il 30 novembre si celebra la Festa della Toscana in ricordo dell’abolizione della pena capitale voluta dal Granduca Pietro Leopoldo. Un sovrano illuminato. Alleato della libertà e del progresso. Il primo nella storia ad abolire la pena di morte, ispirato dal celebre saggio di Cesare Beccaria.
Era il 1764 quando Cesare Beccaria pubblicò un breve saggio dal titolo “Dei delitti e delle pene” una vera e propria opera contro la pena di morte. Il saggio fu stampato a Livorno per evitare problemi con la censura, e il successo fu immediato.
La proposta dell’autore di abolire la tortura e la pena capitale si scagliava contro una pratica secolare, dove l’esecuzione di un condannato appariva insindacabile, mentre la confessione era considerata “la regina delle prove” e dunque ogni mezzo per ottenerla appariva altrettanto lecito. Nonostante le violente reazioni da parte dei conservatori, in breve tempo Dei delitti e delle pene divenne il testo più importante e diffuso dell’Illuminismo italiano, uscendo dai circoli intellettuali e varcando i confini dell’Europa. Lo stesso Voltaire scrisse che Beccaria aveva eliminato “gli ultimi avanzi di barbarie”.
Fu il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo a fare di questo saggio la sua guida spirituale, seguendo alla lettera i precetti del Beccaria.
E così, dopo oltre vent’anni di studi insieme ai suoi consiglieri, il 30 novembre 1786 Leopoldo riformò il codice penale, abolendo la pena di morte e la pratica della tortura.
Il Granducato di Toscana fu così il primo stato al mondo a eliminare, in un colpo solo, residuati dell’epoca medievale, come il delitto alla lesa maestà, la tortura e la pena di morte.
Nella città di Firenze, in seguito all’emanazione del Codice Leopoldino, patiboli e strumenti di tortura furono bruciati in un falò appiccato di fronte a palazzo del Bargello.
I detrattori della riforma temevano che il Granducato sarebbe finito ostaggio di criminali e taglia gole. Ma i fatti li smentirono clamorosamente: quando Leopoldo venne a Firenze nel 1765, la media dei delitti era di circa 2.000 l’anno; quando ne ripartì, la cifra ne segnava 300.
Docenti che hanno seguito la redazione degli elaborati: prof.sse Sabrina Molignoni, Patrizia Sannino e Flora Cerciello